Tutti regalano su internet, ma è veramente tutto gratis?

Molte cose, in Internet, sono sempre state gratis,
tanto da portare l’utente a dare per scontata la loro disponibilità e gratuità...


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commento:   Wineuropa, 07/08/2012 17:13:46  (ip:194.243.52.171)
Ogni giorno, la maggior parte di noi si collega ad Internet per le ragioni più disparate e l’audience giornaliera è in costante crescita. I dati relativi al 2011 dell’Audiweb parlano chiaro: nel giorno medio 12,7 milioni di italiani hanno navigato su Internet (con un incremento del 9,9% rispetto al 2010) mentre i telespettatori nello stesso anno, si aggiravano in media sugli 11 milioni. Altro dato importante che emerge è l’incremento del 55% rispetto al 2010 degli accessi via Internet da smartphone e tablet, con 9,7 milioni di italiani in media connessi. Di fronte all’evidente crescita di utenti, molte aziende sia private che pubbliche e molti privati cittadini, hanno deciso e decidono di ritagliarsi il loro angolo di rete per guadagnare visibilità in un mercato in rapida crescita ed evoluzione o semplicemente di sfruttare “la ragnatela” per riallacciare i contatti con persone lontane. Molte cose, in Internet, sono sempre state gratis (interventi nei vari gruppi di discussione, programmi, manuali, informazioni, notizie e quant’altro) tanto da portare l’utente a dare per scontata la loro disponibilità e gratuità. Nella rete si ha la sensazione che la proprietà di quello che si trova non possa essere rivendicata da nessuno e che quindi in Internet si sia invitati a prendere quello che più ci fa comodo. L’esempio pratico più evidente, è quello dei programmi cosiddetti “freeware”, cioè rilasciati con licenza completamente gratuita: all’autore basta la soddisfazione di sapere che il suo lavoro è stato utile a qualcuno. Quando utilizziamo un motore di ricerca, un social network, un sito di notizie, nella maggior parte dei casi non paghiamo niente, o per meglio dire non offriamo un compenso monetario in cambio, ma nella realtà internet è davvero gratuito?

Parallelamente con l’avvento della pubblicità on-line, si è proposta gratuitamente anche tutta una serie di servizi, altrimenti a pagamento, quali:
- Servizio di posta elettronica gratuita, possibilitĂ  di inviare e ricevere messaggi senza pagare alcun abbonamento;
- Spazi Web gratuiti, da utilizzare per la costruzione di piccoli siti Web personali;
- Piazzamento gratuito all’interno di motori di ricerca;
- Servizio di sms gratuiti;
- Iscrizione gratuita ai vari Social Network;
- Etc…
Cosa c’è dietro a questo “fenomeno del gratis”? Sappiamo bene che, a dispetto del proverbio che dice che le migliori cose della vita sono gratis, solitamente tutto si paga, direttamente o meno; cosa offriamo in cambio, dunque, per questi servizi che ci vengono regalati?
Una prima merce di scambio sono i nostri dati personali o anche, a volte, le nostre preferenze. Solitamente, quando ci registriamo ad un sito Internet, per usufruire dei servizi disponibili, dobbiamo offrire in cambio dei dati, come il codice fiscale o anche il numero di un documento di identità; in altri casi, ci viene richiesto di compilare un piccolo questionario sulle nostre preferenze in termini di viaggi, automobili e così via.
Incrociando i dati, le grandi aziende fornitrici di beni di consumo, sanno tutto di noi e riescono a confezionare su misura delle pagine internet o delle offerte pubblicitarie che siano particolarmente efficaci.
Arriviamo dunque alla seconda e più importante merce di scambio che offriamo: la nostra attenzione. Ogni spazio Web gratuito che ci viene offerto, ogni casella di posta elettronica gratuita, perfino ogni pagina del nostro Social Network preferito, è coperta di banner pubblicitari, costruiti ad hoc sugli interessi della fascia di età media che solitamente visita quella categoria di siti Web.
E’ facile intuire come una pubblicità del genere, mirata ed interattiva, unita ad un bacino di utenza come quello che vanta la rete Internet, possa risultare addirittura più efficace di quella televisiva.
Diventiamo, quindi, noi stessi vittime e veicoli della pubblicitĂ , attraverso i nostri siti. Non siamo noi, allora, che offriamo un servizio gratuito?


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